di Andrea Pellegrino
L’exit strategy sulla vicenda Crescent pare sia stata individuata. Soprattutto pare che il Soprintendente Miccio si sgraverà di un compito assai complicato. A salvare tutti, almeno sulla carta, dovrebbe essere una sentenza del Tar Puglia del 6 febbraio 2014 che si pronuncia sull’autorizzazione paesaggistica, all’indomani delle nuove norme stabilite dal decreto del Fare. Così Gennaro Miccio potrà ancora prendere tempo, rispetto ai 45 giorni previsti per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica sul Crescent (ma che su Piazza della Libertà, il Consiglio di Stato le ha annullate tutte, ndr). Il termine, rispetto alla consegna della nuova autorizzazione predisposta dalla commissione locale per il paesaggio del Comune di Salerno, scadrebbe il 28 giugno ma i nuovi studi avrebbero portato ad una soluzione alternativa. Infatti, secondo i giudici pugliesi del Tar, se il Soprintendente – in questo caso Miccio – non dovesse esprimersi entro i 45 giorni previsti, il Comune può indire una conferenza dei servizi cui è invitata la Soprintendenza per far pronunciare in quella sede l’organo soprintendizio. Ma ancora, oltre il sessantesimo giorno – in questo caso oltre il 12 luglio – il Comune può rilasciare (o negare) l’autorizzazione paesaggistica a prescindere. Dunque, in sintesi dopo il 12 luglio l’amministrazione comunale può autorizzare l’opera Crescent, quindi tutto il comparto Pua, in barba alla Soprintendenza di Salerno e con buona pace di Gennaro Miccio. Naturalmente sono tanti altri gli aspetti giurisprudenziali che potrebbero minare la buona riuscita dell’operazione da parte del Comune di Salerno, con l’apertura di ulteriori contenziosi nelle sedi amministrative. Ma non solo. L’autorizzazione paesaggistica in questo caso, al di là della sanatoria degli atti sotto il profilo amministrativo, dovrà passare anche al vaglio della Procura di Salerno che ancora ad oggi tiene sotto sequestro la mezza luna di Bofill. Una inchiesta, quest’ultima, che vede coinvolto il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca ed altre 30 persone, tra funzionari (comunali e della Soprintendenza), amministratori, tecnici e costruttori. Ed è anche per questo che il soprintendente Miccio sembra che stia cercando la soluzione più morbida per salvare “capre e cavoli”.